Grecia, la fortuna dei grandi debitori.

Il prof. Manos Matsaganis in un articolo su la voce.info ci spiega bene come le elezioni in Grecia siano state vinte sulla base di una narrazione semplificata degli eventi economici di quel Paese. Su questo punto, mi pare non si possano addurre che obiezioni ideologiche.

Però, al contrario dei piccoli, i grandi debitori maturano anche una grande fortuna ed è per questo che non dovrebbero essere lasciati crescere; privati o pubblici che siano, andrebbero `uccisi da piccoli’: è quanto si può osservare anche dalle paventate trattative che si instaureranno ora fra Eurozona e Grecia.

Mentre infatti il Governo greco dichiara che mai ripagherà il debito, l’Europa dichiara che mai vi sarà una moratoria e potrà invece concedere una lunghissima dilazione di pagamento e una riduzione degli oneri finanziari.

La fortuna della Grecia (di un grande debitore) è che i suoi creditori non hanno alcuna convenienza a dichiararne l’insolvenza (anche se loro stessi la hanno dichiarata) altrimenti dovrebbero azzerare in bilancio il valore di quel credito, trovandosi con uno squilibrio da colmare verosimilmente poco sostenibile. I creditori hanno invece convenienza a `ristrutturare il credito’ (come si dice nelle banche a fronte di una insolvenza aziendale), cioè a rinegoziarne la scadenza e gli oneri finanziari.

Così, nel bilancio del creditore, permane il valore di presunto realizzo del credito (cioè una finzione, una illusoria narrazione) il quale alimenta altre finzioni nel passivo del creditore stesso: cioè il valore nominale dei debiti contratti (cioè un’altra illusoria narrazione).

Affinché le finzioni (le illusorie narrazioni) possano avvicinarsi alla realtà effettuale ed essere almeno in parte sostenibili sarebbero necessarie, anche da questo punto di vista, le riforme strutturali tanto conclamate e volte ad impedire ai cittadini di mangiarsi quel che resta dello Stato.

E non solo di quello greco.