Un recente rapporto della McKinsey presenta i lusinghieri risultati della sperimentazione, durata un decennio, sulla cooperazione fra i tre settori nella regione di Minneapolis (USA). Il cambio di paradigma, proposto dal progetto ITASCA, sembra stia diventando una necessità di business per le corporation.
Categoria: visioni
In ictu oculi: la politica senza ordinamento e il mercato senza regole…
… libera interpretazione di un lavoro (un video di 10 min.) di Greta Alfaro (Saatchi Gallery, London 2013)
Per capire l’economia…
… anche un po’ di geopolitica, ricordando sempre i più recenti 2-3mila anni.
Big data + Analytics = banche rinnovate
La parzialità delle informazioni sui clienti, di cui i finanziatori dispongono, può oggi essere ridotta attraverso l’utilizzo di grandi quantità di dati (big data) trattati con metodologie ad hoc (analytics).
Secondo McKinsey, l’output di queste indagini conoscitive può costituire, per il settore bancario, un nuovo modo di individuare i fabbisogni finanziari e creditizi del pubblico, così che la loro intercettazione rappresenti una nuova area competitiva volta alla valutazione dei rischi e alla capacità di pilotare i componenti di reddito.
Preoccupazioni elettorali dell’Economist
YourTopia: oltre il PIL
YouTopia è una specie di gioco: ciascuno di noi può mettere in ordine le proprie preferenza relative ad alcune variabili chiave, diverse ma rapportate al PIL, e osservare il risultato finale delle proprie opzioni. Emerge l’elenco dei Paesi ove preferiremmo vivere (clic sull’immagine):
In difesa dei perfidi ribassisti
Qui a fianco riporto un interessante e lucido pezzo di Luigi Zingales apparso il 25 nov. scorso su IlSole24Ore: mi pare che dopo le esilaranti dichiarazioni dei politici nostrani a commento dell'attacco cui sono soggetti i nostri titoli di Stato, la lettura di questo pezzo possa fornire un po' di risposte a chi continua a chiedersi perché questi `peccatori' di professione se la prendano proprio col Bel Paese, con il suo debito e con le sue imprese.
Per mesi e mesi, due o tre anni fa, i nostri soloni ci hanno raccontato che la crisi non c'era, che si trattava soltanto di pessimismo, che andava tutto bene, ecc., ecc. e che il Bel Paese era il migliore dei mondi possibili.
Grattando la pancia al popolo, pensavano che la tempesta sarebbe passata…
Ora continuano allo stesso modo: se qualcuno si è preso la briga di leggere le 115 pagine della cosiddetta manovra, si sarà accorto che è la limgua italiana, anzitutto, a lasciare perplessi e a rendere incomprensibile quel testo e la manovra.
Continuiamo a fare del nostro meglio per offrire agli speculatori, sul piatto d'argento, l'occasione di lavorare contro il Paese.
Neuronomics
In un bell’articolo dell’Espresso di questa settimana, Roberto Di Caro (Il capitalismo delle scimmie, pag. 96) ci riassume i termini di un corposo dibattito che si va sviluppando intorno alla NeuroEconomia e ci segnala la pubblicazione del n. 10 di Humana Mente, ove si affrontano questioni di filosofia dell’economia.
Sarebbe interessante capire se le nostre decisioni di investimento sono del tutto consapevoli e governabili… oppure se dipendano, in buona parte, dai neuroni specchio scoperti da Giacomo Rizzolatti e decodificatiscritti da quest’ultimo insieme a Corrado Sinigaglia:
E’ quanto si chiede anche GianMario Raggetti che (ma ne abbiamo già dato notizia in un post precedente) ha pubblicato un agile libretto che riassume i suoi studi in materia.
Affascinati dalle ipotesi, li attendiamo, come ci ricorda De Caro, alla prova dei fatti: cioè devono scannerizzare le aree cerebrali per provare le loro ipotesi.
Regolamentare l'economia

Trovare una soluzione sembra arduo, soprattutto alla luce di quanto sostiene Michele Zanini che fin dal 2005 cerca di ipotizzare la direzione di marcia dei giganti globali.

Con riferimento al reddito netto delle principali 150 corporation globali, egli osserva che la loro distribuzione, ben lungi dall’essere una gaussiana, risulta meglio rappresentata da una power curve (v. l’immagine qui accanto): un curva cioè che dimostra che la maggior parte di quelle imprese produce redditi netti al di sotto della media.
Applicando il modello denominato power law, che riguarda la distribuzione della ricchezza fra individui molto ricchi, alle 30 maggiori banche USA, egli osserva una crescita costante della disuguaglianza, dal 1994 al 2008, e una sua accelerazione successiva a seguito della crisi finanzaria. Potendo replicare l’osservazione per altri settori industriali, egli conclude osservando che, nonostante le power curve non rappresentino ‘leggi’ fisiche, esse dimostrano che sul mercato le imprese combattono, oltre che fra loro, anche contro un struttura industriale sempre più iniqua.
