New York: dopo oltre 200 anni il NYSE rinuncia alla sua indipendenza e si piega alle leggi del consolidamento delle borse globali…
Categoria: borse
Spread: riassunto veloce di una parola di moda
Ieri lo spread fra titoli di Stato italiani e tedeschi a 10 anni si è attestato sui 513 basis points (bps), pari al 5,13%, portando il rendimento richiesto ai titoli italiani sul 6,95%.
Lo spread, la differenza fra i rendimenti dei due strumenti finanziari esaminati, segna il maggiore premio al rischio che un sottoscrittore deve pagare per comprare titoli italiani rispetto a quelli tedeschi: il premio al rischio del bund era ieri pari all’1,82% mentre quello sui Btp era pari al 6,95%, registrando così un maggior premio al rischio di 513 bps.
Edoardo Tagliavini (studente del MSc in Finance alla Univ. of Dundee) mi segnala la voce di Wikipedia – TED spread – ove si ricorda che l’acronimo deriva dalla combinazione fra Titoli di Stato a breve statunitensi (T-bills) e i contratti future in EurdoDollar (ED) e che, più recentemente, esso indica lo spread fra tasso dell’interesse a tre mesi su T-bills e LIBOR (London InterBank Offered Rate). I primi sono considerati `privi di rischio’ a differenza dell’interbancario che richiede un maggiore premio.
Rimasto per anni intorno ai 50 bps, dopo la crisi del 2007 l’indicatore si è impennato notevolmente come si può osservare dal seguente grafico.
Il TED spread viene quotidianamente quotato: relativamente al 2011 si può osservare il seguente grafico e, con un clic, ci si può rapidamente portare su di un grafico interattivo per effettuare interessanti confronti.
Il downgrade di S&P e… the Real Elephant in the Piazza


In difesa dei perfidi ribassisti
Qui a fianco riporto un interessante e lucido pezzo di Luigi Zingales apparso il 25 nov. scorso su IlSole24Ore: mi pare che dopo le esilaranti dichiarazioni dei politici nostrani a commento dell'attacco cui sono soggetti i nostri titoli di Stato, la lettura di questo pezzo possa fornire un po' di risposte a chi continua a chiedersi perché questi `peccatori' di professione se la prendano proprio col Bel Paese, con il suo debito e con le sue imprese.
Per mesi e mesi, due o tre anni fa, i nostri soloni ci hanno raccontato che la crisi non c'era, che si trattava soltanto di pessimismo, che andava tutto bene, ecc., ecc. e che il Bel Paese era il migliore dei mondi possibili.
Grattando la pancia al popolo, pensavano che la tempesta sarebbe passata…
Ora continuano allo stesso modo: se qualcuno si è preso la briga di leggere le 115 pagine della cosiddetta manovra, si sarà accorto che è la limgua italiana, anzitutto, a lasciare perplessi e a rendere incomprensibile quel testo e la manovra.
Continuiamo a fare del nostro meglio per offrire agli speculatori, sul piatto d'argento, l'occasione di lavorare contro il Paese.
Andamento di 4 indici di Borsa
Il grafico illustra l'andamento dei 6 indici delle Borse più importanti (DAX, FTSE100, Hang Seng, Nikkei225, S&P500, Shanghai). Pur a partire da una data arbitaria (il 9 marzo 2009, v. Dough Short), il grafico illustra sinteticamente ed efficacemnete il grado di sincronia fra i sei indicatori.
Con riferimento all'ultima settimana, gli andamenti hanno registrato i seguenti miglioramenti/peggioramenti:
Borse e fine crisi
I ‘germogli verdi’ che si osservano nelle Borse segnalano che abbiamo toccato il fondo?
Credo si debba tenere conto che se da un punto di vista formale i bilanci societari sono stati ‘salvati’ dal cambio delle regole, la sostanza non è invece cambiata: gli attivi deteriorati rimangono tali ed è noto che più passa il tempo, più il loro peso relativo si riduce.
Una buona dose di inflazione (la tassa più iniqua), accompagnata da interventi compiacenti degli Stati a favore dei creditori (bad bank, bad company, ecc.), faranno il resto. Così tutto tornerà apparentemente ‘in regola’: cioè le economie forti si rafforzeranno maggiormente e quelle deboli si deterioreranno maggiormente.
Nel frattempo il Bel Paese se la gode.
In proposito, utile leggere il circostanziato intervento di Emiliano Carluccio.