Contante & Affini

Il Sottosegretario M.E. Boschi ha ripreso recentemente la questione del contante che giace `sotto i materassi’ degli italiani e mi pare abbia dichiarato che sarebbe utile adottare dei provvedimenti volti a farlo rientrare in circolo. I motivi di fondo sarebbero due: l’uno, `prosaico’, l’altro `moralistico’.

Il motivo `prosaico’ è rivolto al bilancio dello Stato e riguarda gli attuali tesoretti: `fare cassa’, tassando una fetta di quanto emerge, e/o obbligare un’altra fetta ad essere investita in Titoli di Stato; un sottoprodotto potrebbe essere il tentativo ridurre la possibilità che, nel futuro prossimo, quel contante venga utilizzato in quanto tale.

Il motivo `moralistico’ sarebbe quello di contrastare, nel futuro più remoto, il fenomeno della tesaurizzazione del contante; i sottoprodotti sarebbero contrastare l’evasione fiscale e il riciclaggio.

L’argomento è stato ripreso e commentato sul Corriere Economia del 25 settembre scorso da due articoli (Ferruccio de Bortoli e Nicola Saldutti) e da una nota `redazionale’ che informa sul punto di vista del dr. Francesco Greco.

Obiettivo 1: il contante tesaurizzato.

Il dr. Greco proporrebbe di `applicare un’aliquota fiscale adeguata su una parte della somma emersa e poi obbligare il dichiarante a vincolare la parte rimanente in Titoli di Stato preferibilmente infruttiferi, con destinazione di pubblica utilità’. Mi sembra che una proposta del genere indurrebbe chi dispone di questi tesoretti a non farli emergere e a disfarsene lentamente spendendoli: sarebbe infatti troppo oneroso pagare delle imposte fin qui evase su di una parte e rischiare di `perdere’ il rimanente investito obbligatoriamente in titoli infruttiferi. Sempreché sia possibile distinguere fra le due parti ipotizzate, le quali emergono entrambe. La misura draconiana proposta mi pare indurrebbe chi ha tesaurizzato a non far emergere nulla e non sarei sicuro che indurrebbe chi propende per la tesaurizzare a rinunciarvi in futuro.

Obiettivo 2: contrastare utilizzo del contante, evasione fiscale e riciclaggio.

Supponendo di raggiungere l’obiettivo 1 (che sarebbe come dire raggiungere l’obiettivo, non dico di abolire l’abusivismo edilizio fin qui tollerato da tutti i poteri costituiti in vastissime aree del Paese, di demolire quanto costruito anche se ‘di necessità’) resta da raggiungere l’obiettivo 2 il quale, però, mi sembra assai velleitario se non altro perché cerca di colpire un mezzo di pagamento (il contante) al fine di conseguire altri obiettivi (l’evasione e il riciclaggio). E qui non sono più sicuro che si sia nel sentiero più adeguato per giungere all’obiettivo.

Tralascio il riciclaggio, già oggetto di normative ad hoc, delle quali sembra si stia dichiarando il fallimento. Probabilmente il riciclaggio avviene in forme ben più sofisticate tramite intermediazioni off shore. Per il resto, colpendo il contante, colpiamo il piccolo cabotaggio della droga, della prostituzione, dei reati da ladri di galline i quali, comunque, commettono dei reati che andrebbero perseguiti, ma non so se questa sia la via più adeguata da battere.

Quanto all’evasione, non sono nemmeno più sicuro che l’evasione transiti attraverso lo scontrino fiscale e/o i pagamenti in contanti. Sicuramente transita anche attraverso questi sentieri e non credo vi sia dubbio alcuno che migliaia di piccole evasioni possono assommare alla fine a volumi imponenti. Ma credo sia troppo dispendioso organizzare il contrasto a questi fenomeni che richiederebbe un controllo puntuale nel territorio che impegnerebbero ingenti risorse umane per controllare pagamenti di ridotta entità.

Conclusione

Mi chiedevo dunque se non fosse preferibile lasciare al pubblico la scelta del mezzo di pagamento prescelto, stante il fatto che le imposte debbono per definizione essere pagate in contanti (cioè in denaro, cioè in moneta di banca centrale).

Il pubblico può liberamente scegliere il venditore che rilascia lo scontrino ed evitare quello che non lo rilascia, quello dotato di POS da quello che lo rifiuta, ecc. Voglio dire che il benevolo placet del compratore nei confronti del venditore ‘in nero’, richiamato da F. de Bortoli, mi sembra il punto sul quale fare leva in futuro cioè sull’educazione finanziaria del consumatore e non sulla produzione di altre leggi. Né, mi sembra valga il richiamo all’art. 693 del Codice penale (`Chiunque rifiuti di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato è condannato, ecc.’), dato che le carte di plastica non sono `contante’ né hanno corso legale.

Non capisco, infine, perché si debba obbligare il pubblico ad usare, per tutte le transazioni diverse dal pagamento delle imposte, mezzi di pagamento diversi dal contante e più costosi (anche se la Psd2 sembra ridimensionarne l’ammontare.

Basti pensare al costo unitario del pagamento via conto corrente postale.

Sarei, infine, più drastico di N. Saldutti: chiederei alla BCE di abolire tutti i tagli delle banconote superiori ai 50€ come accade in UK (ove il massimo è di 50£).

2 pensieri riguardo “Contante & Affini

  1. Il Tesoro ha un conto di Tesoreria con la Banca Centrale; più o meno come il nostro c/c con le banche ordinarie.
    Le imposte si pagano con la moneta avente il potere liberatorio negli scambi previsto dall’ordinamento. Questa moneta oggi, in EU, è la b.m. cioè l’euro, cioè i debiti a vista della BCE in euro.
    La Moneta. però, non è detto sia Denaro cioè IL mezzo di pagamento: ad es. io posso disporre di bitcoins, scambiarli con e €, $, £, ecc., scambiarli contro beni e servizi, tesaurizzarli, ecc. È Denaro se serve come mezzo di pagamento fra privati; diventa Moneta quando può scambiarsi col potere costituito, cioè con l’Ordinamento al vertice del quale c’è il pagamento delle imposte.

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  2. A mio avviso, l’ultimo suggerimento sul taglio delle banconote sarebbe uno dei meccanismi piu’ semplici ma efficaci nell’incentivare un utilizzo piu’ corretto del contante. E’ giusto che ognuno abbia la liberta’ di scegliere il proprio mezzo di pagamento pero’ mi sembra intuitivo tentare di arginarne i modi un cui questi possono essere abusati.

    Una cosa che mi e’ meno chiara nelle conclusioni e’ perche’ le imposte siano pagate solo con base monetaria. Il Tesoro potrebbe avere un conto in banca percio’ la compensazione di debiti e crediti potrebbe essere effettuata a un livello piu’ elevato, attraverso i debiti bancari? Nella mia mente c’e’ la Banca Centrale Europea con la quale si crea e distrugge moneta (base monetaria) e poi i Fisco, il quale ha debiti e crediti con i cittadini (ma sono questi solo in base monetaria?). Probabilmente mi sfugge un ovvio passaggio logico qui: help!

    Grazie,
    Alberto

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