La paura del mercato: la riforma delle BCC da Bolzano a Roma.

Presumo che il germanico F. W. Raiffeisen (1818-1888) e il padovano L. Wollenborg (1859-1932) non avrebbero mai immaginato che le loro `creature’, le Casse Rurali e Artigiane poi divenute Banche di Credito Cooperativo (BCC), sarebbero state spiazzate da un’evoluzione dell’economia così rapida e radicale da  trasformare anche il mondo agricolo in mondo agroindustriale; nemmeno il veneziano L. Luzzatti (1841-1927) probabilmente avrebbe mai immaginato che si sarebbe giunti all’epilogo delle banche popolari cooperative a seguito di un’evoluzione dell’economia urbana così repentina da ridurre il peso dell’artigianato urbano così marginale rispetto all’industria.

E siccome le banche seguono, e non precedono, le imprese e l’evoluzione dell’ambiente economico di cui sono lo specchio, Popolari e BCC sono costrette oggi a trasformazioni profonde, analoghe a quelle dell’economia in cui sono inserite.

Dal sito dell’Associazione (Federcasse), si apprende che le BCC-CR sarebbero 376, che si tratta di:

banche caratterizzate da una formula imprenditoriale specifica, un codice genetico costituito da tre molecole fortemente interrelate: quella della cooperazione, quella della mutualità, quella del localismo.  Che si traducono in:

  • impresa a proprietà diffusa
  • orientamento alla sostenibilità
  • legame totale e permanente con il territorio.

In Italia, la trasformazione delle BCC incontra ostacoli diversi da quelli delle Popolari: per queste ultime, infatti, si è fatto riferimento ad una categoria logica economica (totale dell”Attivo > 8md€).

Per le BCC, invece, le Autorità hanno spinto verso un’autoriforma. Da quanto ho capito dalle rarefatte notizie di stampa, si mira alla costruzione di una holding unica che sostituirebbe quelle di stampo territoriale oggi esistenti: la holding fra le Raiffeisen sudtirolesi, fondata su di una categoria etnico-linguistica-territoriale; la trentina Cassa Centrale Banca e la romana ICCREA (in calce riassumo la struttura organizzativa delle tre holding attuali).

La paventata holding unica dovrebbe essere risk based, cioè privilegiare le BCC maggiormente patrimonializzate nella detenzione di quote della nuova holding.

Resta poi da capire su quali mercati si muoverà la nuova struttura e come riuscirà a scrollarsi di dosso le attuali tecno strutture abituate a sonnecchiare su mercati captive.

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La Cassa Centrale Raiffeisen che comprende le 47 banche del Sud Tirolo.

La Cassa Centrale Banca è un gruppo bancario costituito nel 2007, composto dalla capogruppo, la Centrale Finanziaria del Nord Est, e dalla Cassa Centrale Banca-Credito Cooperativo del Nord Est che, a sua volta, detiene altre partecipazioni di controllo (Centrale Credit & Real Estate Solutions, Centrale Leasing Nord Est e Centrale Soluzioni Immobiliari). La capogruppo, Centrale Finanziaria del Nord Est SpA, è una holding `nata per garantire il mantenimento del controllo azionario del credito cooperativo del Nord Est in Cassa Centrale Banca’ ed è partecipata, per il 78% dalle Casse Rurali Trentine, per il 20% dalle Banche di Credito Cooperativo del Veneto e del Friuli Venezia Giulia e, per il 2% da consorzi di secondo grado della Cooperazione Trentina. La Cassa Centrale Banca-Credito Cooperativo Nord Est, invece, è partecipate per il 68% dalla Capogruppo, per 25% dalla DZ Bank AG, dal 6% di soci privilegiati e per il rimanente 1% da altre BCC e Casse Rurali italiane.

ICCREA è un gruppo bancario, organizzato in tre aree di business (Institutional, Corporate e Retail, analogamente alla DZ Bank) formate da società partecipate al 49% e costituito da una holding, ICCREA, che detiene partecipazioni in Iccrea Banca e in Iccrea Gestione Crediti. Da quanto si capisce dal confuso sito web della capogruppo l’area Institutional comprende partecipazioni nelle seguenti società: BCC Gestione Crediti, BCC Solutions, BCC Beni Immobili, BCC Sistemi Informatici; l’area Retail che comprende partecipazioni nelle seguenti società del comparto assicurativo-previdenziale (BCC Risparmio&Previdenza, BCC Credito Consumo, BCC Vita, BCC Assicurazioni, BCC Reatil, Banca Sviluppo); l’area Corporate che comprende partecipazioni nelle seguenti società: BCC Factoring e BCC Lease. 

Un pensiero riguardo “La paura del mercato: la riforma delle BCC da Bolzano a Roma.

  1. Sempre più complicata le riforma delle BCC:

    ´Novella, Bcc: «Con holding Iccrea necessario organo di supervisione»
    Il presidente della Federazione Veneta delle Bcc spiega quali novità comporta la creazione di una holding unica nazionale attorno alla banca di secondo livello Iccrea. La decisione comunque è nelle mani del governo che potrebbe licenziare il decreto già domani
    DI DAVIDE PYRIOCHOS (VeneziaPost, 18 giugno 2015)

    O domani o a settembre, ma la palla a questo punto è nel campo del governo. Il variegato mondo delle Bcc sta ancora discutendo e facendo pressioni per orientare il decreto che rivoluzionerà il credito cooperativo, come già è avvenuto per le popolari. Al momento gli occhi sono puntati sul consiglio dei ministri di domani: in teoria è possibile che in quella sede l’esecutivo proporrà la propria riforma, ispirata dal documento consegnato qualche giorno fa da Federcasse. Tuttavia se ciò non dovesse accadere, tutto sarebbe rimandato a settembre, perché con agosto in mezzo un decreto licenziato prima delle ferie correrebbe il rischio di decadere per via dei tempi di conversione. Fino a quando il testo non sarà votato dai ministri, restano forti i dubbi sulla holding unica – questa l’ipotesi che resta prevalente – che sarà creata. Oggi il Sole24Ore ha ipotizzato che questa holding sarà una newco, perciò non Iccrea, che pure avrebbe già le carte in regola per potere svolgere la funzione. Tuttavia per Ilario Novella, presidente della Federazione Veneta delle Bcc, la questione non è fondamentale, nel senso che «anche Iccrea non sarebbe l’Iccrea che conosciamo oggi».

    Presidente, non si rischia il conflitto d’interessi se Iccrea diventerà la holding capogruppo di tutte le Bcc?
    «Assolutamente sì, ma Federcasse ha già indicato il rimedio. Il rischio deriva dal fatto che se pensiamo per esempio al rapporto che intercorre tra Intesa Sanpaolo e Cariveneto, vediamo una relazione priva di conflitto d’interessi. Nel senso che gli utili di Cariveneto diventano gli utili del socio Intesa, perciò Intesa non ha nessun interesse a caricare di costi eccessivi la controllata Cariveneto. D’altra parte nel caso del rapporto Iccrea-Bcc le cose sarebbero diverse: se Iccrea facesse pagare costi eccessivi alle Bcc controllate per i servizi offerti, i minori utili sarebbero a carico dei piccoli soci locali delle Bcc, non di Iccrea. Quindi il conflitto d’interessi è evidente».

    Come si risolve?
    «La proposta di Federcasse è di creare un organo di supervisione che garantisca alle Bcc socie della holding di non essere penalizzate. Perciò si può anche pensare di istituire una newco, ma se anche si decidesse di far diventare Iccrea la holding unica delle Bcc, è chiaro che sarebbe una Iccrea diversa da quella che conosciamo oggi, riformata, e dotata appunto di un organo di garanzia come questo. Resta poi il tema della holding unica o plurale. Noi come Federazione Veneta vorremmo poter mantenere un rapporto storico con Cassa Centrale di Trento, principio che non è passato a livello di proposta nazionale di Federcasse. Però dato che ora la decisione è nelle mani dell’esecutivo, siamo in attesa di vedere cosa deciderà il governo».

    E le Bcc che non vorranno aderire alla holding cosa dovranno fare? Potranno trasformarsi in spa?
    «La trasformazione in spa è possibile, però bisogna tenere conto che si tratta di un cambiamento radicale che muta la ragione sociale. Le Bcc non sono società normali, di capitale. Perciò se si trasformano in spa, il patrimonio accumulato negli anni con gli utili portati a riserve indivisibili non è dei soci e non può essere liquidato ai soci. Quel patrimonio è conferito al Fondo mutualistico per lo sviluppo della cooperazione, gestito dal Mise, perciò di fatto viene conferito al ministero».

    Alcune Bcc chiedono appunto di modificare questa norma e mantenere il patrimonio, si può fare?
    «Non so cosa deciderà il governo, ma secondo me chi decidesse di trasformarsi in spa potrebbe tranquillamente devolvere il patrimonio al fondo. Le Bcc infatti non sono colossi bancari, ma piccole cooperative con patrimoni di qualche milione o decina di milioni. Se si trasformano in spa è possibile trovare nuovi soci locali che decidano di investire ricostituendo il patrimonio. Comunque al di là delle tante idee che emergono da un mondo articolato come il nostro, Federcasse ha già svolto il proprio compito e ora non resta che aspettare il governo. Domani o a settembre».
    @dpyri

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