Possiamo evitare le società di rating?

L’altro giorno il Presidente della BCE, Mario Draghi, oltre a segnalare ancora una volta la gravità della situazione economico-finanziaria dell’Eurozona, ha ‘declassato’ la funzione delle società di rating (External Credit Assessment Institutions, ECAI).

A’  la guerre comme à la guerre, si potrebbe dire, se non fosse che le previsioni delle linee guida approvate dal Committee of European Banking Supervisors (c.d. Comitato di Basilea), che la Banca d’Italia ha fatto proprie anche con gli aggiornamenti della Circolare 263 (Dicembre 2011), fondano sui giudizi delle ECAI gran parte dei ragionamenti sui rischi bancari.

L’elenco delle ECAI asseverate dalla Banca d’Italia è il seguente: Fitch Ratingsm, Moody’s Investors Service, Standard & Poor’s Rating Services, Cerved Group (già Lince) e loro controllate.

13 pensieri riguardo “Possiamo evitare le società di rating?

  1. Ho come l’impressione che in questo momento non stia pensando alle sue vittime! Piuttosto si starà godendo la fortuna accumulata sdraiato in un panfilo o in una villa in Florida… Apparte gli scherzi…quello che ha detto è di certo reale.
    La ringrazio
    RB

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  2. Si parlava di etica? Ecco un interessante articolo… Non sbagliavo di tanto quando mi riferivo a certi fatti!

    Io cercavo invece di scindere il problema dell’etica dal problema degli imbroglioni e parlavo di gatti e di volpi, di osteria del gambero rosso, di campi dei miracoli e, appunto, di pupazzi.
    Però capisco il fascino che esercita la parola ‘etica’, così senza aggettivi…
    Il fuori-uscito da GS, ha poi restituito i soldi alle sue vittime?

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  3. Una società di rating prende un problema multidimensionale e lo “spiaccica” su una dimensione sola (la scala di rating). Con le buone o con le cattive.
    Provate a fare il rating dei fiori. Dovete decidere i parametri (colore, fragranza, persistenza, durataaltezza del gambo, …), poi decidere la scala di misurazione di ogni parametro (centimetri, grammi, scale di aggettivazione, …) poi dovete decidere dei livelli campione e misurare bene ogni parametro per la scala prescelta e poi ridurre le n dimensioni ad una sola. Che sarebbe quella che serve per scegliere il fiore che “rende” di più o che presenta il “rischio” più contenuto. Conoscete la scheda di valutazione del sommelier ? E’ la stessa cosa.
    Conoscete persone che bevono vino o scelgono fiori in questo modo ? Perdendo consapevolmente la multidimensionalità della valutazione ?
    Il rating è in pratica un metodo senza teoria. Molto utile. Ma rimane una soluzione a un “non problema”.

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  4. Eh sì… la psiche umana. Si dovrebbe però essere consapevoli che le probabilità di vincita, ad esempio ad ogni estrazione del lotto, crescono in maniera infinitesimale o non crescono affatto. Cosa si deve fare? Scriverlo sui muri? Vietare il gioco?
    Quanto alla difesa del risparmiatore, io non tirerei in ballo l’ che a sua volta tira in ballo il protestantesimo (M. Weber), il cattolicesimo (M. Novak), l’islam e l’ebraismo, per non parlare della dottrina sociale della chiesa romana.
    Piuttosto tirerei in ballo gli imbroglioni, pinocchio e il campo dei miracoli.
    Fra gli imbroglioni vi sono molti sè dicenti consulenti finanziari in sede e fuori sede… Recentemente sono stati fatti molti passi avanti: adeguatezza e appropriatezza degli investimenti, ecc.
    In generale il risparmiatore dovrebbe sapere che ad alto rendimento corrisponde un alto rischio; ma anche qui, dobbiamo scriverlo sui muri? dobbiamo inviare i risparmiatori dallo psicologo?
    Non è sempre colpa degli altri, in una certa misura vi è anche la responsabilità individuale che gioca un ruolo determinante.

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      1. anche se nulla toglie al “Non è sempre colpa degli altri, in una certa misura vi è anche la responsabilità individuale che gioca un ruolo determinante.” e concordo pienamente!

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  5. Non c’è ombra di dubbio…se non fosse che la psiche umana tende ad essere opposta a questo; mi spiego: come in momenti di crisi c’è un’impennata della spesa per giochi a premi e/o giochi ad estrazione, così una persona magari non colta di finanza e che probabilmente investe tutti i risparmi nella banca di fiducia che promette alti rendimenti, spera che tale banca non le prometta qualcosa di irreale. Sperare?? Si certo non si può sperare ma informarsi, aggiornarsi, conoscere, far valere la propria tesi ma, se solo ci fosse un pò più di etica economica e leggi più severe, forse chi specula su miliardi di $ penserebbe meglio prima di mandare per la strada milioni di persone!
    Crede sia un mondo troppo utopistico?

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  6. ll documentario ‘The Inside Job’ (D. Ferguson 2010) non lascia dubbi sulla commistione fra poteri, né il film ‘Too Big Too Fail’ (C. Hanson, 2011). Il punto allora mi sembra il seguente: presso quale società la commistione fra poteri è più leggera?
    Il risparmiatore può difendersi? Forse. Comunque anzitutto comprando solo quello che capisce riducendo le proprie aspettative di rendimento.

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  7. Concordo con Lei riguardo la necessità di maggiore numerosità e quindi di competitività delle agenzie di rating; a mio parere però, nello scoppio della crisi dei mutui subprime è rilevante la presenza di tali agenzie, nel senso che anche loro hanno fatto la loro parte.
    Ho difficoltà a credere che le banche abbiano agito da sole e che, oltre al sicuro mancato controllo della Vigilanza, non siano state appoggiate da queste agenzie di rating attraverso triple A regalate a titoli pessimi.
    Ho sinceramente timore nel pensare che tali società abbiano queste enormi capacità di speculare sul fallimento o meno degli Stati ad esempio, discorso che Lei aveva accennato pure a lezione di PBF.

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  8. Io penso che non dobbiamo ridurre la possibilità di esprimersi delle società di rating, ma aumentare il loro numero affinché si crei una pluralità di punti di vista. Questi punti di vista sono ‘autonomi’ se, e solo se, competono fra loro; ma i punti di vista vanno pagati perché non ci sono pasti gratis per cui è utile avere società di capitali quotate che esercitano questo mestiere.
    Quanto ad attribuire alle società di rating l’evoluzione della crisi, non credo sia sostenibile: i rating raccontano come sarà, nel prossimo breve periodo, il debito di un Paese e o di una società, sulla base dei bilanci pubblici. Se i bilanci sono taroccati (v. Lehman), non sono le società di rating ad essere responsabili, ma la Vigilanza (FSA, Consob, SEC, Bd’I, ecc.) che non vigila.
    Il debito dell’Italia è stato degradato perché in Italia, solo due o tre anni orsono si dichiarava a) che i conti erano a posto; b) che non vi era la crisi. A partire dal 2009, io stesso in questa sede ho più volte postato grafici governativi che dimostravano il contrario di quanto il Ministro Tremonti andava dicendo.

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  9. Mi chiedo io: come possiamo ancora fidarci delle agenzie di rating? A causa del così potente desiderio di denaro e speculazione dimostrato dai loro manager/dipendenti hanno profondamente influito nel mandare a rotoli l’intera economia mondiale con la recente crisi finanziaria. Hanno fatto credere enormi profitti a poveri investitori in cambio di semplici parole, hanno fatto vendere titoli ritenuti sicurissimi (AAA) e invece si sono dimostrati carta straccia.
    La mia domanda sorge spontanea: possiamo ancora fidarci di queste agenzie? O sono troppo desiderose di fare guadagno senza troppo pensare alle conseguenze, dato che hanno strette amicizie con le banche più grandi e con i membri del governo?
    Inoltre, a suo parere, l’attuale diminuzione di sicurezza nei titoli italiani (ormai sotto la A) è avvenuta perchè le agenzie di rating hanno “imparato la lezione” per così dire, o ancora una volta si cerca di speculare?

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  10. Mah… io spero invece che sia stata una boutade per ridurre l’impatto dello shock.
    Mi auguro invece che: a) si favorisca la competizione fra diverse società di rating, ciascuna col suo punto di vista; b) che sia trasparente la loro governance; c) che sia visibile la procedura che conduce all’assegnazione dei rating.
    Ma sarà un processo lungo… dovremmo iniziare col rendere trasparente la governance delle società bancarie quotate, revisionando le norme che ne consentono l’opacità.
    Resta comunque il fatto che sarebbe utile per tutti intraprendere rapidamente una strada: controllo del ‘mercato’ o concertazione.

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  11. Ho l’impressione che Mario Draghi dicendo che dobbiamo prescindere dalle valutazione delle agenzie stia dicendo che dobbiamo resettare il sistema verso strumenti di “controllo non di mercato”, ma di “direzione concertata”. Si ripassa ai controlli diretti del credito ? Facciamo alla svelta …

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